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La Protesi d'Anca: un'efficace soluzione a gravi patologie articolari

Aggiornamento: 28 gen 2020


Ad oggi la protesi totale d’anca (PTA) è uno tra gli interventi ortopedici più frequenti nella popolazione over 60, permettendo a soggetti affetti da malattie dolorose e invalidanti il recupero di un’elevata qualità della vita. La chirurgia di artroprotesi per altro si è notevolmente evoluta seguendo l'esigenza dei pazienti di avere una sempre minore invasività di intervento ed una precoce riabilitazione.

Di seguito vengono indicati gli aspetti principali che il soggetto con questa problematica incontra lungo il percorso di diagnosi, cura e ritorno alla vita quotidiana.


  1. Cos'è la protesi d'anca

  2. Quando e come viene impiantata

  3. La diagnosi dell'ortopedico

  4. Cosa fare prima dell'intervento

  5. Consigli post-chirurgici e prevenzione delle complicanze

  6. In quanto tempo avviene il recupero: riabilitazione ed esercizi a casa

  7. È possibile evitare l’operazione di protesi dell’anca?



1. Cos'è la protesi d'anca


L'anca, o articolazione coxofemorale, è costituita da due facce articolari: la testa femorale, estremità prossimale del femore, e l’acetabolo, o cotile, concavità ossea rivestita da cartilagine il cui scopo è quello di ospitare la testa del femore. La problematica maggiore di questo distretto corporeo è una patologia cronico-degenerativa dovuta alla progressiva alterazione della cartilagine articolare chiamata coxartrosi o artrosi dell'anca. La conseguenza di questa degenerazione si manifesta in dolore e progressiva limitazione nel movimento fino alla compromissione della normale deambulazione.


coxartrosi VS anca sana
coxartrosi VS anca sana

La protesi d'anca è, quindi, la sostituzione di uno o di entrambi gli elementi ossei dell’articolazione usurati nel tempo. E' formata da una coppa in metallo in sostituzione dell'acetabolo e uno stelo femorale in titanio, il quale presenta una superficie porosa perchè il tessuto osseo venga favorito nella crescita e avvolga la protesi. A seconda di ciò che viene sostituito si distinguono:

  • artroprotesi: caratterizzata dalla sostituzione della testa del femore e dellacavità acetabolare;

  • endoprotesi: costituita dalla sostituzione esclusiva della testa del femore (trattamento di solito riservato alle fratture del collo femorale).


a sinistra un impianto di sola testa femorale, a destra un impianto di testa femorale ed acetabolo


2. Quando e come viene impiantata


La modalità classica con cui avviene l'intervento, nel soggetto anziano, è con il paziente supino attraverso un’incisione all'altezza del fianco entrando dal muscolo medio gluteo (accesso laterale). Da questa posizione viene asportata la testa femorale usurata dall'artrosi e posizionata la componente protesica acetabolare. In secondo luogo si passa alla preparazione del femore, dentro il quale viene alloggiato lo stelo femorale, riposizionando quindi la nuova articolazione e suturando tutti i tessuti.


intervento di protesizzazione con accesso laterale

Le PTA vengono fortemente consigliate in caso di:

  • fratture con necrosi della testa femorale;

  • displasia congenita dell’anca;

  • conflitto femoro-acetabolare;

  • in tutti i quadri di coxartrosi grave in cui il dolore non si riduce con i metodi conservativi come la fisioterapia, le infiltrazioni articolari o i farmaci.

3. La diagnosi dell'ortopedico


La visita ortopedica è il primo step a cui il soggetto si sottopone per la valutazione della gravità della coxartrosi.

Il medico procede nella valutazione di:

  • qualità del cammino ed eventuale zoppia con uso di ausili (es. bastone)

  • tipo di dolore, sede e motilità dell’anca interessata (da sapere che il dolore da coxartrosi interessa l’inguine, si può irradiare alla coscia anteriormente fino al ginocchio e compare durante la deambulazione)

  • esame radiografico (Rx) per escludere eventuali patologie del bacino stesso.


tests di valutazione dell'anca

Rx bacino con esiti di coxartrosi


Quando il quadro clinico e radiologico hanno diagnosi di grave artrosi dell’anca, il medico ortopedico provvede a porre il paziente in lista d’attesa per intervento di artroprotesi d’anca: la segretaria poi chiamerà telefonicamente il paziente per la visita anestesistica ed il ricovero.


4. Cosa fare prima dell'intervento


Assolutamente si deve:

controllare il peso per evitare di sovraccaricare l’anca operata e quella dal lato sano nel post-operatorio;

  • evitare l’assunzione di farmaci antinfiammatori (es. Aspirina) almeno 2 settimane prima dell’intervento;

  • se si assumono contraccettivi orali sospenderne l’assunzione almeno 30 giorni prima dell’intervento;

  • smettere di fumare (per ridurre i problemi respiratori durante e dopo l’anestesia);

  • controllare la presenza di eventuali infezioni come ascessi dentari, cistiti, ecc;

  • dalla sera prima dell’intervento non si può né mangiare né bere (colazione, spuntini,, ecc);

  • durante la preparazione all'intervento vengono somministrati i farmaci per la profilassi antibiotica e la prevenzione delle tromboembolie periferiche.

5. Consigli post-chirurgici e prevenzione delle complicanze


Dopo un intervento di PTA è importante porre molta attenzione sulla nuova articolazione, la quale è relativamente non protetta fino all'adeguato recupero della muscolatura dell’arto inferiore.

A tal proposito: quali sono le principali complicanze?

  • La trombosi venosa profonda (TVP): per prevenirla il paziente dove indossare le calze elastiche a partire dal giorno successivo all’operazione, mobilizzare frequentemente il piede e fare attenzione a mantenere la gamba rialzata per facilitarne il drenaggio ed evitare la formazione di edemi, oltre ad assumere farmaci di profilassi antitrombotica per tutto il periodo indicato alla dimissione.

  • La formazione di calcificazioni vicino all’articolazione: è importante, a tal proposito, mobilizzare l’anca operata fin da subito.

  • Lussazione della protesi: già prima dell'intervento, il paziente deve essere messo a conoscenza di tutte le precauzioni da adottare nella fase post chirurgica.

Quali sono, allora, i movimenti e i gesti da evitare?

Il consiglio è, prima di tutto, di evitare movimenti bruschi e posizioni estreme come:

  • flettere l'anca oltre i 90° (ad esempio sedendosi su sedie troppo basse);

  • chinarsi in avanti quando si è seduti e accavallare le gambe;

  • fare perno sulla gamba operata per cambiare direzione (meglio girare su se stessi e a piccoli passi);

  • chinarsi a raccogliere oggetti con il ginocchio dell'arto operato esteso (per alcuni mesi meglio chiedere aiuto);

  • evitare di comprimere la ferita (per esempio quando si dorme, meglio la posizione supina).

E' invece consigliabile:

  • procurarsi un rialzo per il water;

  • calzare scarpe ben allacciate, con il tacco basso e antiscivolo;

  • eliminare possibili ostacoli al cammino (tappeti, cavi elettrici, ecc);

  • utilizzare sempre le stampelle (in base alle indicazioni del medico).

6. In quanto tempo avviene il recupero: riabilitazione ed esercizi a casa


Al termine del periodo in ospedale, il paziente fa ritorno a casa o in una struttura specifica per continuare la riabilitazione e può riprendere gradatamente la propria vita quotidiana. In seguito riprenderà l’attività lavorativa ed eventualmente sportiva, sempre e solo dopo il consenso del medico specialista. La visita di controllo viene effettuata generalmente dopo 60 giorni dall’intervento, a meno di diverse indicazioni, poi ogni 12 mesi. In queste occasioni il paziente deve portare una nuova Rx del bacino e la documentazione precedente così da poter confrontare le condizioni della protesi. Dopo l'impianto della protesi sono necessari alcuni giorni di riposo a letto, durante i quali viene introdotto l’uso delle calze elastiche, e il paziente viene messo a sedere sul letto/poltrona. Dopo la conferma del medico, si riprende la stazione eretta e si inizia il programma di recupero della deambulazione (si inizia a camminare con l’aiuto del girello e poi si passa a due stampelle (che vengono mantenute per almeno 4-6 settimane). E' importante ricodare di usare le stampelle sempre e fino a quando non si avrà l’autorizzazione ad abbandonarle (con carico progressivo sull'arto operato): ciò è molto importante per non sovraccaricare l’anca operata e dare il tempo necessario alla ferita e all'apparato muscolo-legamentoso per guarire e tornare alla normalità. Perchè questo processo porti al ritorno della migliore funzionalità possibile è necessario iniziare precocemente il lavoro con il fisioterapista, il quale prende in carico il paziente già nella fase post-chirurgica acuta, quando ancora è a riposo a letto.

La riabilitazione dopo l'intervento di protesizzazione ha come obiettivi:

  • prevenire le complicanze post chirurgiche (es. lussazione dell'anca);

  • potenziare i muscoli dell'arto e recuperare dell’articolarità;

  • recuperare la coordinazione, la propriocezione e lo schema del passo;

  • ripristinare l’autonomia.

Per un recupero ottimale è consigliabile affidarsi ad un qualificato centro di riabilitazione dove il fisioterapista, sotto richiesta del fisiatra, è in grado di preparare un programma riabilitativo personalizzato da svolgere con l’aiuto di esercizi specifici, tecniche mirate e attrezzature adeguate. È fondamentale dedicare ogni giorno del tempo alla riabilitazione, in presenza del fisioterapista e a casa secondo un piano di esercizi concordato, di chiara comprensione e di possibile esecuzione. Sarebbe altresì opportuno preparare l'articolazione interessata all'intervento con una riabilitazione pre-chirurgica, spesso sottovalutata ma di fondamentale importanza per la prognosi dell'artroprotesi.

In breve, consiste in:

  • rinforzo dei muscoli stabilizzatori dell’anca;

  • risoluzione delle contratture e delle rigidità preesistenti;

  • correzione degli atteggiamenti viziati delle articolazioni limitrofe (es. flessione del ginocchio); educazione preventiva alle manovre di spostatamento e mobilizzazione;

  • preparazione e addestramento alla deambulazione con ausili;

  • informazione su iter post-operatorio.

Come per la riabilitazione post-chirurgica il fisioterapista si avvale anche di tecniche specifiche come il trattamento della cicatrice, i massaggi, lo stretching e il linfodrenaggio, oltre a porre particolare attenzione alla postura corretta.

6. È possibile evitare l’operazione di protesi dell’anca?


Sì, è possibile! E la fisioterapia spesso è l'unica alternativa. È necessario però che il percorso riabilitativo venga iniziato subito. Il paziente nelle giornate di dolore tende a limitare l’attività, a camminare meno. Ridurre il movimento è utile solo nelle fasi acute. E' importante perciò impostare un piano di trattamento che prevede esercizi specifici, andando a favorire il mantenimento dell'allineamento dell’articolazione e una maggiore fluidità del movimento. Tra gli strumenti che ha a disposizione il fisioterapista, utili nella gestione del dolore e dell’infiammazione, oltre alla terapia manuale e all’esercizio terapeutico, ci sono le terapie fisiche quali laser, tecarterapia, ultrasuonoterapia, magnetoterapia . Questi strumenti possono essere molto utili per ridurre la sintomatologia dolorosa; è chiaro però che non potranno influenzare il recupero del danno cartilagineo.


Fonti:







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